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La responsabilità della scelta
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Quando si affronta il tema della scelta, spesso viene citata la storia dell’asino di Buridano.
La conoscete?

“Un asino affamato e assetato si trova tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Così resta fermo e muore di stenti”.

Vi è mai capitato di trovarvi nella stessa situazione?
Immersi nell’incertezza tra due alternative, può succedere anche a noi di restare immobili alla ricerca della scelta giusta, come se esistesse una scelta senza rischio, una scelta innocente per un futuro “per benino”.
Una valutazione razionale che porta ad un ping pong infinito tra cosa otteniamo e a cosa rinunciamo. Un’analisi che, di fatto, non ci fa muovere.

Una scelta è veramente tale non se si basa su parametri meglio/peggio, più/meno (qualunque computer è in grado di operare una scelta di questo tipo, una scelta meccanica), ma se avviene tra diversità, tra cose diverse: per una scelta del genere serve la capacità di assumersi responsabilità, ovvero serve la volontà di una persona.

Tu vuoi! Vuoi quello o vuoi quell’altro: è questo il punto in cui la meccanica finisce, non ha più spazio. E’ qui che si cerca di arrivare con la psicoterapia: alla volontà della persona. La persona, scegliendo, si assume la responsabilità e la capacità di scegliere.

Nell’approccio gestaltico il lavoro consiste nello scoprire alternative. Posso scegliere se ho alternative. Se ce n’è una sola, che scelta è? Se ce ne sono almeno due, allora posso scegliere. E’ un lavoro che riguarda la libertà di operare scelte consapevoli, effettuate tra differenze, non scelte meccaniche fra meglio e peggio.

In seduta, quando rivolgo alle persone la domanda “data la situazione che stai vivendo, cosa vuoi da te stesso, da te stessa?”, spesso la risposta è: “non lo so cosa voglio”.

Il fatto è che il volere non è figlio del sapere, ma dello scegliere!

Volere non si sa,
si sceglie di volere!

Conviene tenerlo a mente quando ci troveremo davanti a “due mucchi di fieno”!

(Rif.bibl. “L’effetto che fa” di Paolo Quattrini)

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